Il bilinguismo è stata una pura e semplice necessità per la maggior parte dell’umanità. Lo sviluppo della globalizzazione non ha cambiato il modo in cui la maggior parte delle persone nel mondo vive la propria vita in contesti locali: esse avvertono l’esigenza di sviluppare ed esprimere la loro identità locale da esprimere ai propri figli.
Per bilinguismo s’intende l’uso regolare delle lingue ed anche la possibilità di usarne più di due, dal momento che alcune persone ne usano tre o quattro se non di più.
Se si iniziasse a descrivere i bilingui si direbbe che hanno una conoscenza bilanciata e perfetta delle loro lingue, ma vale per tutti?
Un famoso studioso sostiene che il bilinguismo è piuttosto “la facoltà di muoversi in modo sensato ed efficace in due mondi parlati per mezzo di due idiomi”. Infatti La caratteristica affascinante dei bilingui è che spesso sono capaci di scegliere quale lingua usare con una particolare persona attraverso indizi come la postura, gli indumenti, l’espressione facciale.
Per acquisire due lingue insieme, la famiglia adotta di solito un metodo per cui il bambino riceve due diversi input linguistici. Se le persone che si prendono cura del bambino fin dalla nascita, quindi le più vicine, sono più di una e parlano più di una lingua allora sarà naturale che il piccolo le acquisisca tutte, acquisendo quindi questa capacità innata che si sviluppa secondo l’esperienza, l’ambiente, la comunicazione.
Il principale fattore che porta allo sviluppo di una lingua è il bisogno di quella lingua, bisogno di: comunicare con i membri della famiglia, amici, fare attività al nido, o più semplicemente guardare la tv o praticare uno sport.
E’ normale, però ritrovarsi di fronte a ritardi nell’acquisizione del linguaggio, e ciò può accadere se l’esposizione alle due (o più) lingue non è saltuaria, e che quindi non c’è una buona ed equa esposizione a tutte e due le lingue. Ciò che accade di frequente è che vi sia un’esplosione lessicale, quindi un improvviso ampliamento del vocabolario che spesso causa l’invenzione di “nuove lingue” contenenti vocaboli di entrambe.
Come è logico che sia, poi, i bambini, con la crescita e l’immissione nel mondo della scuola e della socializzazione, imparano a distinguerle.
Gli effetti del bilinguismo sui bambini sono molti, ed in maggioranza positivi. Nella seconda metà del secolo molti ricercatori scoprirono, attraverso svariati test, quanto l’intelligenza dei bambini bilingui dello studio fosse articolata su strutture più diversificate e come questi possedessero una maggiore flessibilità di pensiero. In più questi bambini risultarono più sensibili alle relazioni semantiche tra le parole, più in grado di analizzare la struttura delle frasi e più inclini a sviluppare un pensiero divergente.
Se quindi si possono trovare dei “contro” nella prima fase di comunicazione linguistica del bambino, non si può che notare però che, come sempre, dopo una salita c’è una discesa, così il bambino non solo riesce nella maggior parte dei casi a superare le difficoltà, ma ne è pure avvantaggiato.
A favore della mia tesi dico: non abbiate paura del bilinguismo, perché esso significa cultura, significa viaggio attraverso diverse radici e significati, significa diversità e opportunità.
Il bilinguismo apre al mondo moderno, ed ai rapporti interculturali.
E la diversità è bella, è umanità.
Camilla Becucci